Ossidiana Nìvelde

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view post Posted on 27/2/2009, 15:51
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~ Sono cittadina del mondo. ~

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SPOILER (click to view)
Cercherò di trovare al più presto un'immagine adeguata!^^

Nome: Ossidiana Nìvelde (il cognome significa “Elfo pallido”: nome della sua casata)
Soprannome: Diana, la cacciatrice.

Età: 19

Carattere: Non si fida di nessuno e parla poco; non le piace stare con la gente, preferisce rimanere da sola, ma anche questo può farla soffrire...E' orgogliosa e si ritiene superiore agli altri, forte della sua abilità nel cercare le tracce e trovare le persone, ma allo stesso tempo odia se stessa. Quello che ricerca è nulla. O meglio, il nulla. Non sentire più niente, non provare più dolore, né rabbia, né paura. L'unico metodo che vede è di auto annullarsi: non stare mai farmi, cercare sempre qualcosa da fare, in modo da concentrarsi su questo e non sul suo passato, avere sempre un lavoro, o una missione, nella quale dare tutta se stessa, per non sentire ancora quella canzone nella testa...Sporcarsi sempre di più, per allontanarsi da ciò che doveva e voleva essere, per non sentire più l'umiliazione di non esserci arrivata...

Descrizione Fisica: Alta, snella, dal fisico allenato a combattere. Una bella ragazza, anche se lei il più delle volte non ci fa caso o ignora i complimenti con un'occhiata fredda. I capelli, neri come la pietra che le dà il nome, sono lisci e tagliati corti a caschetto, con la frangia, ma dal copino partono tre lunghe trecce che le arrivano fino al sedere. Ha un viso ovale, fine, dagli occhi a mandorla, anch'essi nerissimi. Le sopracciglia sono spesso arcuate verso il basso, in un'espressione di sfida, e la voce mantiene toni duri e freddi, nonostante abbia una tonalità melodiosa. I vestiti che predilige sono scuri, comodi e pratici, che le lascino abbastanza libertà per combattere; anche per questo di solito il suo abbigliamenti si limita a corpetti e pantaloni fasciati stretti, per non impedirle i movimenti, tutto rigorosamente coperto da un mentello lungo con cappuccio nero.

Background: Una volta esisteva una grande città sulle Grandi Montagne. Ricca, prosperosa, popolosa, una città potente, dove si esaltavano le virtù guerriere e l'eroismo e il coraggio. Ossidiana viveva là, nata con quel nome a causa del colore dei suoi occhi e dei capelli, insieme alla sorella Ametista ("pietra spirituale di pace"; si pensò che, accanto a Ossidiana, stesse bene il nome di un’altra pietra, senza contare che voleva essere un buon augurio per le due gemelle: una doveva placare il carattere fin troppo impulsivo dell’altra, contemporaneamente mentre Ossidiana colmava la sua mancanza di combattività): erano gemelle, le prime nate dopo moltissimo tempo; gemelle mezzelfe, per di più, un'accoppiata piuttosto singolare, dato che il precedente governante Elfo era morto senza eredi maschi e aveva lasciato la figlia, sposata con un umano, al comando.
Ossidiana, nei suoi primi giorni di vita, cadde per caso dalla culla, trascinandosi dietro la sorella, e andò sbattere contro la spada di suo padre, procurandosi in quel modo una ferita sul braccio che non andò mai via. Tuttavia, quello che successe venne considerato il segno che stavano per compiersi le leggende, secondo cui l'ultima casata di Avalon della città avrebbe generato l'eroe che avrebbe riunificato il regno e salvato la città. Venne addestrata per questo all'uso delle armi, sin da piccola, rivelandosi un'ottima combattente, e venne cresciuta come "l'eroina", colei che avrebbe portato la salvezza, con la stima di genitori e parenti.
Compiuti i diciassette anni, completò l'ultimo anno della scuola e passò l'esame a pieni voti; nell'occasione della cerimonia del diploma, fu fatta una festa, come ogni anno, una grandissima festa in piazza, con tanto di cerimonia, festoni, banchetti e canti di festa. Solo una cosa era diversa: la sorella di Ossidiana intonò una canzone per lei, affiancandola sul palco. Era fiera di lei, e la vedeva come un'eroina. Era quello che doveva diventare.
Le parole della canzone facevano più o meno così:

Oggi ancora una volta girovago tutta sola
accudendo un piccolo sogno nel mio petto.
Stiamo tutti cercando la luce del domani,
lottando con noi stessi.
Anche quando mi sento triste
anche quando è dura
qualcuno mi sta guardando.
Heroine
i miei occhi stanno brillando per te.
Heroine
si girano tutti
ciò di cui loro sono attratti.
Heroine
Tutte le tue avventure che ti sei fatta nel tuo cuore spezzato
hai avuto un sonno tranquillo e fai riposare le tue ali
e poi vola da dove sei
senza esitazione senza paura nel futuro.
Heroine
la tua forza mi riempie di coraggio.
Heroine
questo miracolo sopporterà qualsiasi tipo di tempo.
Heroine...
Heroine
anche se inciampi
anche se ti fai male non arrenderti.
Le mie lacrime calde si fondono nella mia tristezza.
Un giorno cercherai
il posto che ti incuriosirà di più.
Heroine
i miei occhi stanno brillando per te.
Heroine
si girano tutti
ciò di cui loro sono attratti.
Heroine
Heroine...
Heroine...


Era una canzone bellissima, ma Ametista aveva qualcosa di strano mentre la cantava, quello sguardo solitamente saggio e mite ora era illuminato di comprensione e, forse di rassegnazione...Una volta finito di cantare, si accasciò a terra, stanca quasi come dopo un incantesimo. E, in effetti, una luce aveva attraversato il suo braccio, penetrando in quello di Ossidiana, ma solo lei se ne era accorta.
Ma quello che nessuno, che nemmeno lei sapeva, era che anche Ametista si era procurata una ferita, lo stesso giorno in cui Ossidiana e lei erano cadute dalla culla, andando a sbattere però contro l'arpa per gli incantesimi di sua madre; essendo lo strumento magico, la ferita risultò quasi invisibile, e nessuno mai se ne accorse. Chiaramente, mentre Ossidiana veniva addestrata nell'uso delle armi, lei era stata iniziata alla magia e allo studio...e studiando, a fondo, aveva capito il vero significato delle leggende, aveva capito che l'eroe non poteva essere uno solo: lei e Ossidiana erano gemelle! Ma Capì anche che il suo destino era già segnato...Decise che l'unico modo per aiutare la sorella a compiere il suo era trasferire parte della sua essenza in lei, e quale occasione migliore...di quella festa, e di quella canzone?
Ossidiana, ascoltandola, non capì, ma interpretò il tutto come una benedizione. E, più o meno, andò molto vicina alla verità. Desiderò ardentemente di diventare come la sorella la vedeva, anzi, era sicura di diventarlo! Ma quella sera si allontanò dal villaggio per guardare l'aurora boreale, come era prescritto nel regolamento della cerimonia, e vegliare tutta la notte tenendo solo la spada. Era un metodo per temprare il corpo e lo spirito del futuro guerriero. Così intenta a guardare l'aurora, così persa nei suoi sogni di gloria, e così assonnata, non si rese conto che delle fiamme si alzavano dalla città alle sue spalle...La mattina, si avvicinò baldanzosa alle porte, ma la sua spavalderia si estinse, vedendo il cancello scardinato...poi, più avanti, la strada deserta...e silenzio, solo silenzio tra le case distrutte! Cenere, e qualche residuo di fumo. Più nulla. Più nessuno rimaneva ad attenderla.

Heroine...Com'è possibile?! No, non è giusto! Sono morti tutti...e io dov'ero? Solo io potevo difenderli! Ero io quella che tutti acclamavano! Cos'è accaduto? Perché sono morti?! Le lacrime mi scendono senza che io possa fermarle, il cuore lo sento spezzarsi. No, non va bene! Come si comporterebbe una vera eroina? Non starebbe qui...una vera eroina sarebbe intervenuta a salvare tutti, a costo di rimetterci la vita! Io...io non ero qui con loro! Come ho fatto a non accorgermene?! Come ho potuto essere così stupida, così vile?! Io potevo salvarli!...Forse fin dall'inizio, ho illuso tutti e persino me stessa...non sono così! Sorella...! Che hai fatto? Che ho fatto?! Siete morti, tutti quanti...e io...io sono rimasta sola!... "Heroine, anche se inciampi, anche se ti fai male non arrenderti. Le mie lacrime calde si fondono nella mia tristezza."...No, basta con quella canzone! Non vuol dire niente! Non è un'indicazione su come andare avanti, è un doloroso legame con il passato! Dove andrò adesso? No, non posso ricominciare una vita. Non posso nemmeno finirla. Voglio smettere di soffrire, ma allo stesso tempo mi pare una cosa da vigliacca. Basta. Farò quello che hanno fatto a me. Caccerò, cercherò lavoro come cacciatrice di taglie...è l'unica cosa che so fare realmente. E mi sporcherò, ucciderò per soldi, per dimenticare, per sprofondare più in basso possibile! Così che io alla fine non provi più nulla, e mi allontani inesorabilmente da quell’'ideale...così mi sembrerà di non esserci mai stata vicina, e di non aver mai potuto salvarli davvero. E' da codarda. Ma presto, devo andarmene, devo scappare, prima che ritorni il dolore...è l'unica soluzione.

Razza: Mezzelfa

Classe: Guerriera

Casata: Avalon

Equipaggiamento: Spada ad una mano [Standard]

Circolo: Ghiaccio ( il secondo che apprenderà sarà Luce, risvegliato dall’essenza della sorella in Ossidiana: l’ametista, infatti, come elemento è luce.).

Caratteristiche:

Kyru: 500

Tecniche:
 
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